Padiglione della Repubblica di San Marino
60. Esposizione Internazionale d’Arte
La Biennale di Venezia
20 Aprile . 24 Novembre 2024
Fucina del Futuro, (Castello, 5063b) Calle e Campo San Lorenzo, Venezia

Pavilion of the San Marino Republic
60. International Art Exhibition
La Biennale di Venezia
April 20th . November 24th 2024
Fucina del Futuro, (Castello, 5063b) Calle e Campo San Lorenzo, Venezia

Sarà Eddie Martinez a rappresentare la Repubblica di San Marino alla 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia. Curato da Alison M. Gingeras, il progetto Nomader presenterà un nuovo corpus di opere dell’artista americano, pensate appositamente per La Fucina del Futuro (Calle San Lorenzo 5063B, Castello), sede del Padiglione in continuità con la Biennale Architettura 2023.

Il Padiglione di San Marino è progettato e realizzato da FR Istituto d’Arte Contemporanea S.p.a., azienda sammarinese che fa capo a Roberto Felicetti, Vincenzo Rotondo e Alessandro Bianchini, con il supporto della Segreteria di Stato per l’Istruzione e la Cultura e la supervisione del commissario Paolo Rondelli e del vice commissario Riccardo Varini.

La repubblica più antica del mondo, da sempre aperta e accogliente, ha spesso guardato ad artisti stranieri per le proprie partecipazioni nazionali a La Biennale di Venezia. Una scelta che rende omaggio alla storia del Paese: luogo di ospitalità e rifugio in passato e oggi importante centro turistico e sede universitaria di respiro internazionale.

La biografia e i fondamenti concettuali dell’opera di Eddie Martinez presentano una stretta affinità con Stranieri Ovunque, il tema proposto da Adriano Pedrosa, curatore della Biennale Arte 2024. Martinez, infatti, è stato segnato da un’infanzia itinerante, priva di una convenzionale stabilità. Durante il periodo della sua maturazione, Martinez si è spostato con la famiglia da una regione all’altra degli Stati Uniti, da costa a costa, spesso più di una volta all’anno. L’inclinazione ad appropriarsi di frammenti di immagini e temi deriva quindi dal suo background nomade. Tracce dei diversi paesaggi attraversati durante la giovinezza compaiono occasionalmente nella sua iconografia, che accoglie porzioni di immagini provenienti da una vita itinerante, riviste e trasformate di opera in opera. Martinez si è sentito perennemente straniero, indipendentemente dal luogo di permanenza, fino a quando, da adulto, ha messo radici a Brooklyn.

Il disegno è stato l’elemento che ha dato continuità a Martinez nel corso della sua vita, avendo iniziato a praticarlo in giovane età. Anche quando era costantemente in viaggio, i materiali portatili gli hanno permesso di investire nel disegno come pratica di base, che da allora costituisce la spina dorsale del suo lavoro. Il disegno ha fornito a Martinez un senso di casa, dandogli conforto e permettendogli di esplorare la sua immaginazione; a sua volta, il disegno è diventato il motore generativo delle sue pratiche pittoriche e scultoree.

Si legge nel testo di Alison M. Gingeras: «Così come il tema curatoriale della Biennale abbraccia la nozione di “Homo Migrans” – la supposizione che essere umani significhi migrare, spostarsi fisicamente, cambiare mentalmente e attraversare culture e identità – così fa l’universo visivo dell’opera di Martinez. L’artista ha permesso al suo lavoro di migrare formalmente e concettualmente dall’eredità del disegno automatico e dell’astrazione praticata dal gruppo CoBrA alla sua peculiare interpretazione della figurazione fumettistica post-Philip Guston, nonché alla sua insolita rivisitazione di vari generi classici dell’arte come le nature morte e la ritrattistica. La sua pratica sperimentale ed eterogenea è in continua evoluzione: utilizza diversi media come se cercasse sempre di rendere il suo linguaggio visivo estraneo a se stesso».

«Il mio lavoro – dichiara Eddie Martinez – non è legato a una scuola o a un genere: è una sorta di sovrabbondanza di pensieri e idee che a volte si chiarisce da sola».

Il titolo Nomader sintetizza il rapporto di Martinez con le forme e le idee, passando dal disegno alla scultura e alla pittura, dalla figurazione all’astrazione e viceversa. Questo neologismo suggerisce sia il tema del nomadismo, fisico e culturale, sia un gioco fonetico sulla pronuncia americana che suona come “no matter” (non importa). Entrambi i significati risuonano con l’opera dell’artista e con il suo immaginario.

Eddie Martinez will represent the Republic of San Marino at the 60th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia. Curated by Alison M. Gingeras, the Nomader project will present a new body of works by the American artist, conceived specifically for La Fucina del Futuro (5063B Calle San Lorenzo, Castello), the same location as the Pavilion for the Biennale Architettura in 2023.

The San Marino Pavilion is designed and realised by FR Istituto d’Arte Contemporanea S.p.a., a San Marino company headed by Roberto Felicetti, Vincenzo Rotondo and Alessandro Bianchini, with the support of the Secretary of State for Education and Culture and the supervision of Commissioner Paolo Rondelli and Deputy Commissioner Riccardo Varini.

The world’s oldest republic, San Marino has often looked to foreign artists for its national participation in La Biennale di Venezia. The choice pays homage to the country’s history as a place of hospitality and refuge and to its present as an important tourist center and university seat of international renown, known for being open and welcoming.

The biography and conceptual underpinnings of Eddie Martinez’s work relate to the multiplicity of meanings suggested by the title Strangers Everywhere, the theme proposed by Adriano Pedrosa, curator of the Biennale Arte 2024. Martinez was marked by an itinerant childhood, lacking conventional stability. During his peripatetic coming-of-age period, Martinez moved back and forth between opposite regions of the United States, bouncing from coast to coast, sometimes being uprooted more than once a year. Martinez’s magpie style of appropriating fragments of imagery and themes emanates from his nomadic background. Traces of the different landscapes traversed during his youth occasionally appear in his iconography, which includes fragments of images from a nomadic life, revisited and transformed from work to work. Martinez felt perpetually foreign, regardless of where he lived, until he put down roots in Brooklyn as an adult.

Drawing was the element that gave Martinez continuity throughout his life, having begun his practice at a young age. Even when he was constantly traveling, portable materials allowed him to invest in drawing as a core practice, which has been the backbone of his work ever since. Drawing provided Martinez with a sense of home, giving him comfort and allowing him to explore his imagination; in turn, drawing became the generative engine of his painting and sculptural practices.

Alison M. Gingeras says: “Just as the Biennale’s curatorial theme embraces the notion of ‘Homo Migrans’ – the supposition that to be human means to migrate, to physically move, mentally change, and traverse cultures and identities – so does the visual universe of Martinez’s oeuvre. Martinez has allowed his work to formally and conceptually migrate from the legacy of automatic drawing, and abstraction practiced by the CoBrA group to his distinctive take on post-Philip Guston cartoony figuration, as well as his unusual revisitation of various classical art genres such as still lifes and portraiture. His experimental, heterogeneous practice is ever-changing, deploying different media as if always trying to make his visual language foreign to himself.”

“My work,” says Eddie Martinez, “is not tied to a school or genre: it is a kind of superabundance of thoughts and ideas that sometimes clarifies itself.”

The title Nomader summarizes Martinez’s relationship with forms and ideas, moving from drawing to sculpture and painting, from figuration to abstraction and vice versa. This neologism suggests both the theme of nomadism, both physical and cultural, and a phonetic play on the American pronunciation that sounds like “no matter.” Both meanings resonate with the artist’s work and his imagery.

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